Coltivazione del nocciolo: sfide climatiche, tecniche agronomiche e innovazioni in Italia

La corilicoltura italiana è in piena trasformazione.
Dalla biologia della pianta alle moderne pratiche colturali, scopri tutto quello che occorre sapere su come coltivare il nocciolo oggi: potatura, malattie, parassiti, sostenibilità e multifunzionalità.

Coltivazione del nocciolo

Nel linguaggio comune è il nocciolo, per i botanici è Corylus avellana L., per tutti è la pianta che dona i frutti con cui si produce una famosa crema spalmabile. Le nocciole hanno infatti conquistato un ruolo di primaria importanza nell’industria alimentare e dolciaria mondiale, in particolare a partire dagli anni Sessanta del secolo scorso.

Tra le colture arboree più antiche e apprezzate nel panorama agricolo mediterraneo ed europeo, il nocciolo è oggi protagonista di un settore in costante espansione, in grado di offrire interessanti opportunità di sviluppo.

Le aree di coltivazione del nocciolo in Italia e l’adattabilità climatica

La corilicoltura nel nostro Paese è in evoluzione su molti fronti, tra cui quello degli areali di coltivazione. Certamente i più tradizionali (e famosi) si collocano in quattro regioni:

  • Campania, nella zona di Avellino
  • Lazio, sui Monti Cimini
  • Piemonte, nelle Langhe
  • Sicilia, nei Nebrodi.

Ma nuove regioni emergono nel panorama nazionale della coltivazione del nocciolo, tra cui Umbria, Marche, Sardegna ed Emilia-Romagna. E a Piacenza sul nocciolo si sta facendo anche moltissima ricerca. Ne parliamo in uno dei paragrafi successivi.

Ma quali sono i numeri della corilicoltura italiana? Nel 2024 nel nostro Paese sono state raccolte circa 70.000 tonnellate di nocciole da una superficie di circa 90.000 ettari. Questi dati fanno dell’Italia il secondo produttore di nocciole nel mondo, preceduta in classifica dalla Turchia, che da sola copre il 70% della produzione annua globale di nocciole, che supera il milione di tonnellate.

Anche nella classifica dei Paesi produttori di nocciole ci sono “new entry”: la Cina, per esempio. Avevamo dubbi?

Caratteristiche botaniche del nocciolo

Senza entrare troppo in dettagli di tipo morfologico e botanico, definiamo alcuni tratti distintivi del nocciolo.

Si tratta di una pianta arborea o arbustiva, decidua, che può raggiungere un’altezza variabile tra i 3 e gli 8 metri. La sua forma naturale è cespugliosa, con più fusti che si sviluppano dalla base, ma nelle coltivazioni specializzate oggi viene spesso allevato ad alberello per facilitare le operazioni colturali. L’apparato radicale tende a svilupparsi negli strati più superficiali del suolo.

Il tronco presenta una corteccia liscia di colore marrone-grigio con lenticelle evidenti e i rami sono flessibili e ricoperti da una caratteristica pubescenza. Le foglie, di colore verde scuro, sono tondeggianti o ovali.

Fiori maschili del nocciolo in fase di fioritura

La specie è monoica, pertanto una stessa pianta porta fiori unisessuali. Quelli maschili sono riuniti in amenti penduli di colore giallastro che compaiono in autunno precedente e rilasciano polline a gennaio-febbraio dell’anno successivo. I fiori femminili sono molto piccoli, di colore rosso vivo, riuniti in infiorescenze a forma di gemma. Il nocciolo è una delle poche specie frutticole che fiorisce in inverno (nell’emisfero Nord, ovviamente) e la sua peculiarità riproduttiva è la dicogamia, ovvero la maturazione in tempi diversi degli organi riproduttivi maschili e femminili sulla stessa pianta, messa in atto per favorire l’impollinazione incrociata (principalmente anemofila) e il rimescolamento dei caratteri. Questo fenomeno ha importanti implicazioni per la coltivazione, rendendo necessaria la presenza di diverse varietà compatibili nello stesso impianto per garantire una buona impollinazione e produttività.

Il frutto è un achenio, con un pericarpo legnoso (guscio) che racchiude il seme (gheriglio o noce) e che risulta avvolto da un involucro fogliaceo chiamato cupola.

Tecniche di potatura del nocciolo

La potatura è sostanzialmente di due tipi: la potatura di allevamento si effettua nei primi anni per modellare la pianta; la potatura di produzione è finalizzata al rinnovo della vegetazione destinata a produrre. Il periodo ideale per la potatura va dalla fine dell’inverno all’inizio della primavera, prima della ripresa vegetativa. In vegetazione risulta particolarmente importante (e onerosa) la spollonatura, di cui parliamo anche più avanti.

Negli ultimi anni, le tecniche di potatura si sono evolute anche grazie all’uso di strumenti meccanici e all’adozione di metodi più sostenibili, che riducono l’impatto ambientale e i costi di gestione. Per chi coltiva nocciole professionalmente, integrare la potatura con una concimazione equilibrata e una gestione attenta dell’irrigazione è la chiave per ottimizzare la resa del nocciolo.

 

Vuoi sapere di più sulla “strana” fioritura del nocciolo
e sulla biologia di questa specie?
Ascolta la puntata dedicata al nocciolo del nostro podcast Fatti di terra.

Coltivazione del nocciolo, tra sfide climatiche e innovazioni

Il nocciolo è una pianta relativamente adattabile. Pur con differenze tra varietà, la specie vegeta e produce in un’ampia rosa di ambienti. Tuttavia, se l’obiettivo è il raggiungimento di standard qualitativi elevati e di produzioni costanti, occorre individuare terroir vocati.

Il clima temperato è quello prediletto da questa coltura e sono da temere tanto le gelate tardive, che possono danneggiare i fiori già fecondati, quanto la siccità estiva, che sfavorisce l’accrescimento del frutto. No al ristagno idrico: ecco perché sono preferibili terreni con una certa percentuale di sabbia, ma anche con una buona capacità di ritenzione dell’acqua. Fondamentale a questo scopo è la presenza di un’adeguata dotazione in sostanza organica del suolo. Nonostante troviamo corileti ad altitudini che spaziano da 0 a 1000 metri sul livello del mare, le nocciole migliori arrivano dalla collina e maturano a quote tra i 200 e i 700 metri.

Anche il nocciolo sta fortemente subendo gli effetti del cambiamento climatico e non più pensabile produrre nocciole in maniera professionale senza una conoscenza approfondita delle più moderne tecniche colturali. L’irrigazione, per esempio, un tempo non contemplata in corilicoltura, oggi è divenuta irrinunciabile.

Anche in corilicoltura inoltre sono da gestire diverse avversità biotiche, tra le quali particolarmente temute sono il mal dello stacco, l’oidio e i marciumi radicali tra le malattie fungine, e coleotteri come il balanino e l’agrilo, nonché diverse cimici, tra i parassiti.

 

Malattie e parassiti del nocciolo: riconoscimento e gestione

Foglie di nocciolo con sintomi di Cytospora

La coltivazione del nocciolo è spesso minacciata da diverse malattie e parassiti che possono compromettere qualità e quantità della produzione.

Tra le malattie del nocciolo più diffuse si citano il mal dello stacco (Cytospora corylicola), che provoca la rottura dei rami; l’oidio (Erysiphe corylacearum), che si manifesta con una patina biancastra sulle foglie; la necrosi grigia e la gleosporiosi (Gloerosporium coryli), responsabili di marciumi e danni ai frutti.

Frutti di nocciolo con cimice asiatica

I parassiti più temuti includono il balanino (Curculio nucum), un coleottero che danneggia i germogli, e la cimice asiatica (Halyomorpha halys), che attacca i frutti compromettendone la qualità.

Per gestire efficacemente queste avversità, è fondamentale adottare una strategia integrata basata sul monitoraggio costante del campo e sull’utilizzo di trattamenti fitosanitari mirati e sostenibili.

 

A Piacenza si studia la corilicoltura del futuro

Presso il campus dell’Università Cattolica del sacro Cuore di Piacenza è stato allestito il più grande campo d’Europa dedicato alla selezione varietale del nocciolo: ben 7 ettari di superficie. Qui, sotto la guida del professor Sergio Tombesi, docente di Arboricoltura generale e coltivazioni arboree presso il Dipartimento di Scienze delle produzioni vegetali sostenibili (DI.PRO.VE.S.), si stanno portando avanti diverse linee di ricerca sul nocciolo, alla ricerca di varietà in grado di rispondere meglio al cambiamento climatico. Non solo, in collaborazione coi Vivai Cooperativi Rauscedo si sta testando la tecnica dell’innesto su portinnesti monoclonali non polloniferi da Corylus colurna, con lo scopo di eliminare una delle problematiche della corilicoltura tradizionale, ovvero la necessità di spollonatura, onerosa se meccanica e poco sostenibile dal punto di vista ambientale se chimica.

Mangiare nocciole fa bene alla nostra salute?

Certamente una cucchiaiata della famosa crema spalmabile fa bene al nostro buonumore. Ma, fatto più importante, consumare nocciole significa fare il pieno di salute, grazie al contenuto in vitamina E (atiossidante), in grassi “buoni” (che contribuiscono al controllo del livello di colesterolo nel sangue) e in componenti nutraceutiche in grado di favorire la nostra concentrazione e produttività.

Per beneficiare di questi effetti positivi sulla nostra salute occorre tuttavia rispettare due condizioni: le nocciole devono essere di qualità (scegliere le produzioni certificate, come le italiane Nocciola del Piemonte Igp o Nocciola di Giffoni Igp, per esempio, può essere una buona idea) e occorre non eccedere nella quantità, visto il potere calorico importante di questo alimento, pari a circa 630 kcal per 100 grammi di prodotto.

Non solo per produrre nocciole

Nocciole italiane certificate e usi alternativi del nocciolo

La destinazione alimentare non è l’unica per il nocciolo. L’olio di nocciola, per esempio, è apprezzato in cosmetica per le sue proprietà emollienti e rigeneranti. Il guscio, sottoprodotto della lavorazione, trova impiego come combustibile (elevato potere calorifico), substrato per coltivazioni idroponiche o materia prima per la produzione di pannelli di vario genere.

La multifunzionalità del nocciolo è stata oggetto di studi scientifici. Innanzitutto, esso è considerato una specie “pioniera”, ovvero in grado di colonizzare rapidamente habitat vuoti o che hanno subito forti perturbazioni. Dunque, una pianta preziosa per il ripristino forestale e per creare ambienti consoni al ripopolamento da parte di fauna selvatica. Le sue radici inoltre entrano in simbiosi con i tartufi, rendendo questa specie sfruttabile per la loro produzione. Gli elementi preziosi contenuti negli scarti della filiera (foglie, cupole, gusci, materiali di potatura) possono essere riutilizzati e valorizzati in un’ottica di economia circolare. In particolare, in letteratura è riportato un elenco di diversi composti fenolici rintracciati nei gusci delle nocciole, in grado di prevenire e ritardare molte patologie umane grazie alle loro proprietà antiossidanti e all’attività di eliminazione dei radicali liberi, con implicazioni potenzialmente utili anche nella lotta contro il COVID-19.

I molteplici usi possibili di questa specie consentono produzioni alternative a quella di nocciole, evitando perdite economiche significative in caso di annate scarse, diminuendo il costo dello smaltimento dei residui colturali e aumentando la sostenibilità degli agroecosistemi, anche in virtù del fatto che si eviterebbero le emissioni di gas serra derivanti dalla combustione dei residui in campo, pratica ancora molto diffusa.

 

Vuoi saperne di più?
Leggi questo studio tutto italiano sulla multifunzionalità del nocciolo
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