Flavescenza dorata: sintomi, modalità di diffusione e lotta

Da dove arriva e quanto è diffusa la Flavescenza dorata nei vigneti italiani? Quali sono i sintomi? Quali armi abbiamo per prevenirla e ostacolarne la diffusione?

Tra le patologie epidemiche più temute che minacciano attualmente la viticoltura vi è la Flavescenza dorata, appartenente al gruppo dei giallumi della vite. Segnalata per la prima volta in Francia negli anni Cinquanta del secolo scorso e in Italia negli anni Settanta, nel nostro Paese ha manifestato diversi picchi di diffusione, l’ultimo dei quali è iniziato nel 2019. Le cause, molteplici, risiedono principalmente nella revoca di alcune sostanze attive insetticide molto efficaci sull’insetto vettore, nei cambiamenti climatici e nell’ampliamento delle superfici coltivate a vite (soprattutto nel Nord-Est italiano).

Nonostante i monitoraggi effettuati nel 2024 e nel 2025 abbiano evidenziato una sostanziale stabilità nella diffusione di questa malattia nelle regioni italiane più colpite, non si può abbassare la guardia. A oggi, non esistono infatti terapie efficaci per curarla e le strategie di controllo disponibili si concentrano principalmente sul contenimento dell’insetto vettore, sul fatto di garantire standard sanitari elevati per il materiale di moltiplicazione e sull’applicazione di protocolli di monitoraggio ad hoc.

Ma andiamo con ordine e cerchiamo di inquadrare questa avversità da ogni suo punto di vista.

Cos’è la Flavescenza dorata?

Adulto di Scaphoideus titanus

La Flavescenza dorata è una malattia della vite attualmente segnalata principalmente in Europa e provocata da un fitoplasma che si diffonde da una vite all’altra tramite la cicalina Scaphoideus titanus. I danni provocati alla pianta sono tali da ridurne fortemente la produttività fino a causarne la morte.

Il fitoplasma nel tempo ha differenziato numerosi ceppi che in campo possono esprimersi in maniera più o meno aggressiva, quindi colpire le piante in maniera più o meno grave. Inoltre, nelle regioni in cui è presente la Flavescenza dorata, anche altri giallumi possono colpire le viti, tra cui il Legno nero, trasmesso dal vettore Hyalesthes obsoletus, non strettamente legato alla vite, ma in grado di essere ospitato da numerose specie e trasmesso anche da altri vettori.

Cosa sono i fitoplasmi?

Con il termine fitoplasma si identifica un microrganismo fitopatogeno analogo al micoplasma, quest’ultimo responsabile di malattie in esseri viventi appartenenti al regno animale. Analoghi ai batteri, i fitoplasmi se ne differenziano per l’assenza di parete attorno alla cellula. I fitoplasmi colonizzano esclusivamente i tubi floematici, provocando difficoltà e blocchi nella circolazione linfatica e conseguentemente disordini fisiologici nella pianta. Al di fuori dei vasi floematici o degli insetti vettori, i fitoplasmi muoiono a causa delle variazioni di pressione osmotica.

Il fitoplasma della Flavescenza dorata è presente solo in vite?

Il fitoplasma responsabile della Flavescenza dorata si trova anche in aree lontane da qualsiasi focolaio di malattia o da regioni viticole. Sebbene la vite sia la principale pianta ospite, altre specie vegetali lo ospitano, pur rimanendo asintomatiche. Le più importanti sono Ailanthus altissima, Alnus spp., Clematis vitalba e Corylus avellana.

Da dove arriva e dove è attualmente diffusa la Flavescenza dorata?

Se il fitoplasma responsabile della Flavescenza dorata è stato scoperto in Francia negli anni Cinquanta del secolo scorso, la sua trasmissione da vite a vite tramite il vettore S. titanus è stata dimostrata negli anni Sessanta.

Originario del Nord America, S. titanus è stato probabilmente introdotto con l’importazione di viti americane per controllare la fillossera all’inizio del XX secolo. La malattia si è diffusa inizialmente nei vigneti della Francia meridionale e dell’Italia settentrionale negli anni Settanta e successivamente ha raggiunto diversi altri Paesi europei (Spagna, Portogallo, Slovenia, Slovacchia, Austria, Croazia, Repubblica Ceca, Romania e Ungheria, Serbia, Svizzera e Montenegro). Tuttavia, il fitoplasma non è giunto dall’America: era già presente su altre piante spontanee in Europa (clematide e ontano, per esempio) e il “legame” tra S. titanus e fitoplasma si è instaurata nel nostro continente. Prima dell’arrivo dello Scafoideo in Europa, a fare da vettore del fitoplasma (su piante diverse da vite e solo occasionalmente su V. vinifera) erano altre cicaline.

La flavescenza dorata è stata dichiarata assente dalle autorità fitosanitarie nei seguenti Paesi: Egitto, Argentina, Brasile, Cile, Paraguay, Uruguay, Bahrein, Giordania, Kazakistan, Uzbekistan, Georgia, Moldavia, Russia, Lituania, Paesi Bassi e Turchia. Ma per molti Paesi non esistono dati ufficiali ed è cosa nota che la malattia stia progressivamente raggiungendo nuovi Paesi e areali viticoli.

In Italia, la Flavescenza dorata è presente in tutte le aree viticole del Centro-Nord  e in alcune aree del Sud (Campania). Lo Scaphoideus titanus è presente soprattutto nel Nord e Centro Italia, meno al Sud (considerato assente in Sardegna e Sicilia).

Sintomi della Flavescenza dorata e danni causati alla vite

Sintomi fogliari di Flavescenza dorata

A seguito della moltiplicazione del fitoplasma nei vasi floematici, la circolazione della linfa diventa difficoltosa e si scatenano reazioni che interessano non solo l’anatomia della pianta ma anche la sua fisiologia, compreso l’assetto ormonale.

I sintomi visibili sono rappresentati dallo sviluppo stentato dei germogli in primavera, che si presentano con internodi corti, dalla colatura dei fiori, dall’ingiallimento (nella varietà a bacca bianca) e dall’arrossamento (nelle varietà a bacca rossa) delle foglie durante la stagione vegetativa. Tali alterazioni cromatiche sono spesso delimitate dalle nervature primarie o secondarie. I lembi fogliari tendono inoltre ad assumere una consistenza papiracea e ad arrotolarsi verso il basso. Altro sintomo caratteristico è la mancata lignificazione dei tralci, che tendono ad assumere un aspetto ricadente, cui si associano avvizzimenti degli acini.

La morte del ceppo malato è frequente quando non viene estirpato prima per necessità legate alla lotta obbligatoria.

Mentre la Vitis vinifera mostra una marcata differenza di sensibilità a livello varietale – Chardonnay, Cabernet Sauvignon e Merlot sono per esempio molto sensibili –, le specie americane V. riparia, V. rupestris e V. berlandieri mostrano una notevole resistenza al patogeno. La sensibilità è inoltre maggiore nelle piante più giovani rispetto a quelle adulte.

Perché c’è un legame tra cambiamenti climatici e recrudescenza della Flavescenza dorata?

A causa del cambiamento climatico le viti sempre più frequentemente sperimentano stress idrici e termici, fatto che le rende più deboli in caso di infezione. Inoltre, alcune ricerche hanno evidenziato come il riscaldamento globale possa incrementare la longevità degli adulti di S. titanus, che dai normali 30 giorni di vita possono arrivare a 70. Questo favorisce una maggiore diffusione del fitoplasma, ma anche una maggiore ovideposizione, quindi popolazioni potenzialmente più ampie nella stagione successiva.

Conosciamo meglio lo Scafoideo

Adulti di Scafoideo in fase di accoppiamento

Lo Scaphoideus titanus si alimenta unicamente su vite e su questa compie interamente il proprio ciclo, ovvero una generazione all’anno. Trascorre l’inverno sotto forma di uovo nascosto nel ritidoma, con la schiusa che inizia dalla seconda metà di maggio. Le fasi giovanili proseguono la loro crescita fino ai primi di luglio, momento in cui emergono gli esemplari adulti, che sopravvivono fino alla stagione autunnale e producono le uova destinate alla nuova generazione.

Già le forme giovanili possono infettarsi con il fitoplasma, alimentandosi a spese di foglie di piante malate, e trasmetterlo dopo una fase di latenza che dura circa 4-5 settimane. Gli individui adulti possono diventare vettori già dopo 10-15 giorni dal contagio e rappresentano veicoli di propagazione del patogeno nel vigneto più efficienti rispetto agli stadi giovanili, grazie alla loro capacità di spostarsi in volo.

Scaphoideus titanus è l’unico insetto che trasmette la Flavescenza dorata alla vite?

Al momento sì, ma ci sono alcuni “sorvegliati speciali”, ovvero altre cicaline che si alimentano su piante erbacee, arbustive e arboree e che, con diversa frequenza, possono nutrirsi anche sulla vite. Alcune di esse sono in grado di acquisire i fitoplasmi della Flavescenza dorata, ma al momento non è nota la loro capacità di trasmissione.

Come si combatte la Flavescenza dorata?

Il fitoplasma della Flavescenza dorata è classificato come organismo nocivo da quarantena nell’Unione Europea, in Svizzera e in Serbia, dove è presente, e negli Stati Uniti, in Canada, Messico, Marocco, Tunisia, Israele e Turchia (Paesi dove è assente).

In Italia dal 2000 è in vigore un Decreto Ministeriale di lotta obbligatoria (D.M. 31 maggio 2000) che impone regole fitosanitarie rigide per gestire le zone focolaio, quelle di insediamento e quelle indenni, al fine di evitare la diffusione della Flavescenza dorata.

Per il contenimento della malattia si fa riferimento alle Linee Guida messe a punto dal Servizio Fitosanitario nazionale, ma ogni anno i singoli Servizi Fitosanitari delle regioni interessate dalla presenza del vettore e della malattia forniscono indicazioni specifiche a livello territoriale.

Attualmente, due sono le principali strategie di lotta: l’estirpo delle viti sintomatiche e l’applicazione di prodotti insetticidi contro S. titanus. Per entrambe le finalità, fondamentale è una costante e mirata azione di monitoraggio sia della diffusione dei sintomi che della presenza del vettore. Di quest’ultimo deve essere rilevata la presenza delle forme giovanili e più nello specifico del loro stadio (controlli visivi da effettuare preferibilmente la mattina presto, quando per le basse temperature gli individui mostrano scarsa mobilità) e degli adulti (trappole cromotropiche gialle), poiché le sostanze attive attualmente impiegabili possono agire sia sulle une che sugli altri e per essere efficaci necessitano di timing precisi di applicazione.

Sono allo studio anche tecniche di controllo alternative, tra cui la confusione sessuale vibrazionale che ha fornito risultati incoraggianti.

Si sta anche lavorando sul genoma di V. vinifera a partire dalle varietà che mostrano scarsa suscettibilità, come il Tocai friulano, di cui si sono compresi i meccanismi di difesa che si attivano nel momento in cui la pianta viene infettata dal fitoplasma (meccanismi che nelle varietà suscettibili, come lo Chardonnay, vengono momentaneamente silenziati dal fitoplasma).

Vuoi saperne di più sugli avanzamenti della ricerca
sul tema della Flavescenza dorata?

Ascolta l’episodio 22 del nostro podcast Fatti di terra, dove ne parliamo con Elisa Angelini,
Dirigente di ricerca presso il Crea Viticoltura Enologia di Conegliano (TV).

L’importanza della sanità del materiale vivaistico

Nonostante normalmente la coltivazione di piante madri per la produzione di barbatelle si svolga in zone esenti da Flavescenza dorata, il rischio che la presenza latente del fitoplasma nei materiali vivaistici introduca la malattia in areali indenni, qualora questi materiali vengano utilizzati per nuovi impianti, esiste.

In Unione europea, in Svizzera e in Serbia, dove la malattia è presente, le norme fitosanitarie prevedono l’istituzione di una sorveglianza nei vivai e nei vigneti di piante madre e l’applicazione di trattamenti adeguati qualora venga rilevata la presenza del vettore, tra cui la termoterapia, ovvero il trattamento con acqua calda delle piante o delle talee (a 50 °C per 45 minuti). Il trattamento è obbligatorio quando la Flavescenza dorata viene rilevata nei vivai, nelle viti madri o negli ambienti circostanti, dopo l’eliminazione di eventuali piante sintomatiche. Anche in assenza di sintomi, il trattamento può essere effettuato come misura preventiva.

Le risoluzioni Oiv sulla Flavescenza dorata

Già nel 2006 l’Organizzazione internazionale della vite e del vino (Oiv) ha adottato la Risoluzione VITI 3/2006 con la quale raccomandava ai Paesi vitivinicoli di adottare misure specifiche per la sorveglianza, la prevenzione e il controllo dei fitoplasmi e del vettore.

Più recentemente, la stessa Oiv ha elaborato nuove norme in materia di viticoltura sostenibile, che forniscono anche nuovi principi per proteggere le viti dalle malattie (Risoluzione OIV-CST 518-2016 e Risoluzione OIV-VITI 641-2020).

In considerazione della significativa recrudescenza dell’epidemia di Flavescenza dorata, in particolare in Europa, l’Oiv ha recentemente deciso di adottare un’ulteriore Risoluzione (OIV-VITI 758-2025) che riporta misure profilattiche e interventi agronomici specifici, a integrazione delle raccomandazioni già espresse nella risoluzione VITI 3/2006.

Vuoi saperne di più sull’argomento?

Leggi gli Atti del Workshop Europeo sulla Flavescenza dorata tenutosi nel gennaio 2024 a Verona.

In sintesi

  1. Cos’è la Flavescenza dorata?

    È una malattia della vite attualmente segnalata principalmente in Europa e provocata da un fitoplasma che si diffonde da una vite all’altra tramite la cicalina Scaphoideus titanus.

  2. Quali danni provoca questo fitoplasma alla vite?

    Il fitoplasma si riproduce nei vasi floematici, rendendo difficoltosa o impossibile la circolazione della linfa e provocando disordini fisiologici. I danni provocati alla pianta sono tali da ridurne fortemente la produttività fino a causarne la morte.

  3. Quali sono i sintomi che rendono riconoscibile la Flavescenza dorata su vite?

    Arrossamenti o ingiallimenti dei lembi fogliari, che diventano papiracei e si accartocciano verso il basso. Inoltre, i tralci non lignificano e gli acini avvizziscono.

  4. Come si controlla la Flavescenza dorata?

    Esiste un decreto di lotta obbligatoria che impone il monitoraggio dei vigneti alla ricerca delle piante sintomatiche, che devono essere estirpate, e i trattamenti insetticidi obbligatori nei confronti di Scaphoideus titanus.

  5. Quali altre norme è bene adottare per contenere la diffusione della Flavescenza dorata?

    Verificare la sanità dei materiali vivaistici.

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