L’impatto delle fake news sul settore agroalimentare

Un problema non solo per i consumatori, ma anche per i produttori e la governance del comparto agricolo

Ataharul Chowdhury, associate professor dell’Università di Guelph (Canada) specializzato in comunicazione per lo sviluppo rurale, da tempo concentra le proprie ricerche sulla disinformazione nel settore agri‑food e sull’impatto che essa ha su agricoltori e consumatori. I suoi studi costituiscono oggi uno dei principali punti di riferimento internazionali per comprendere come le fake news in agricoltura nascano, si propaghino sui social media e più in generale sui mezzi digitali e possano essere contrastate con strategie di comunicazione partecipativa ed educazione alle “verità digitali”.

 

Chi è Ataharul Chowdhury

Ataharul Chowdhury insegna Capacity Development & Extension presso la School of Environmental Design and Rural Development dell’Università di Guelph, all’interno dell’Ontario Agricultural College. La sua attività accademica integra agricoltura e scienze della comunicazione, con un focus sulla capacità degli attori della filiera – consumatori, agricoltori e tecnici – di interpretare criticamente l’informazione digitale. Nel corso della carriera ha lavorato su temi come i servizi di consulenza per l’agricoltura, l’innovazione partecipata, l’adattamento al cambiamento climatico e l’uso dei social media, esperienze che hanno creato le basi per affrontare in modo sistematico il problema della mis‑, dis‑ e mal‑informazione nel settore agroalimentare. Le sue collaborazioni internazionali spaziano dal Bangladesh al Canada, fino ai Caraibi e al Sudafrica, offrendo una prospettiva comparativa sulla circolazione di fake news in contesti agricoli e rurali molto diversi.

 

Fake news nell’agroalimentare: contesto e definizioni

fake news nel settore agroalimentare

Chowdhury fa una distinzione precisa tra informazioni false diffuse senza secondi fini (misinformazione), contenuti falsi diffusi deliberatamente (disinformazione) e messaggi veritieri usati per danneggiare persone o istituzioni (malinformazione). Questo schema aiuta a leggere la complessità delle fake news agri‑food, che possono andare dalla semplice bufala di Facebook alla campagna di comunicazione coordinata e finalizzata a screditare pratiche o tecnologie agricole specifiche.
In ambito agricolo, la disinformazione riguarda temi come la sicurezza alimentare, effetti sulla salute di tecniche colturali – come l’uso di fertilizzanti e fitofarmaci – Ogm, agricoltura biologica e più in generale agricoltura a basso impatto, zootecnia e impatti climatici delle filiere. Le narrazioni distorte non si limitano agli aspetti tecnici dell’agricoltura: esse coinvolgono considerazioni etiche, scelte di consumo e orientamenti politici, con conseguenze dirette sulla redditività degli agricoltori, gli equilibri di mercato e il livello di accettazione delle innovazioni in agricoltura da parte dell’opinione pubblica.

Vuoi approfondire il tema delle fake news riguardanti
la salubrità dei prodotti agricoli
e il ruolo della tossicologia
e dell’epidemiologia nel contrastarle?

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nella quale ne parliamo con il giornalista e autore Donatello Sandroni.

La ricerca sulla mis‑, dis‑ e mal‑informazione nel settore agroalimentare

In una delle sue più importanti pubblicazioni, Chowdhury ha prodotto la prima rassegna strutturata presente in letteratura scientifica su mis‑dis‑mal‑informazione in ambito agroalimentare. Lo studio individua i pattern ricorrenti nella diffusione delle bufale, i principali attori coinvolti (utenti social, influencer, media tradizionali, istituzioni) e le piattaforme su cui circolano con maggiore frequenza i contenuti fuorvianti, come Facebook, YouTube, WhatsApp e gruppi online specializzati.
In tempi più recenti il gruppo di ricerca di Chowdhury ha esteso l’analisi ai gruppi digitali in cui si discute di agricoltura, evidenziando come la disinformazione si intrecci con le dinamiche di apprendimento collettivo negli spazi digitali frequentati da agricoltori e consulenti. Ne è emerso come gli stessi canali che possono favorire un apprendimento rapido e la condivisione di buone pratiche agricole possano trasformarsi in veicoli di consigli agronomici errati, teorie complottiste e false promesse relative a tecnologie “miracolose”.

 

Effetti delle fake news su agricoltori e consumatori

Chowdhury sottolinea che la mis‑, dis‑ e mal‑informazione genera ansia, incertezza e confusione, riducendo la capacità di agricoltori e cittadini di prendere decisioni basate sull’evidenza scientifica. La perdita di fiducia nelle istituzioni tecniche e nei servizi di consulenza può spingere i produttori a seguire consigli non verificati su tecniche come la fertilizzazione, la difesa o la gestione del suolo, con ricadute negative su rese, costi e impatti ambientali.

Anche sui consumatori gli effetti sono rilevanti: la diffusione di allarmi ingiustificati su alimenti o tecniche di produzione può determinare cali improvvisi di vendite, boicottaggi o spostamenti di domanda difficili da gestire.

 

Il “buttergate canadese”

Chowdhury cita spesso nelle sue pubblicazioni il cosiddetto “buttergate canadese”: una polemica social, iniziata con un tweet di Julie Van Rosendaal, autrice di libri di cucina, sulla qualità del burro prodotto in Canada, che ha avuto ricadute sulle vendite nazionali, mostrando come un singolo contenuto virale possa generare impatti economici significativi lungo un’intera filiera, in questo caso quella lattiero‑casearia.

 

Misinformazione, clima e politiche agricole

Chowdhury collega il tema delle fake news agri‑food anche alla governance climatica e alle scelte di indirizzo in agricoltura. Alcuni suoi studi evidenziano come la circolazione di informazioni distorte sulle relazioni tra agricoltura e cambiamento climatico possa rallentare l’adozione di pratiche sostenibili oppure giustificare politiche poco efficaci.

Lo studioso cita, tra gli esempi emblematici, il caso della politica “organic only” dello Sri Lanka, dove una narrazione semplificata e fuorviante sui benefici dell’agricoltura biologica ha contribuito a decisioni governative di messa al bando dei fertilizzanti di sintesi, con gravi conseguenze su rese e sicurezza alimentare. Questo dimostra come la disinformazione non circoli solo sui social media, ma possa essere incorporata in politiche pubbliche che, pur basandosi su preoccupazioni legittime, si fondano su dati incompleti o interpretazioni errate.

 

Come contrastare le fake news in agricoltura?

fake news nel settore agroalimentare

Chowdhury, non solo ha studiato a fondo il fenomeno delle fake news nell’agroalimentare, ma ha anche sviluppato uno schema per analizzare tale fenomeno sulla base di alcune direttrici: contenuto (tema trattato), intenzione (errore, manipolazione, danno), canale (social media, tradizionale, comunicazione interpersonale), soggetti coinvolti (produttori, influencer, istituzioni, aziende) e tipologia degli impatti (economici, sanitari, ambientali, politici). Questo schema facilita la progettazione di interventi mirati, per esempio differenziando le strategie di contrasto alle bufale involontarie rispetto alle campagne coordinate di disinformazione.

Questo stesso schema suggerisce anche di analizzare il ciclo di vita delle fake news, dalla fase di emergenza alla trasformazione in “conoscenza sedimentata” nelle comunità agricole e presso l’opinione pubblica, sottolineando l’importanza di intervenire tempestivamente nelle prime fasi di viralizzazione.
Tra le strategie promosse da Chowdhury per riconoscere e contrastare la disinformazione agri‑food vi è la formazione di professionisti del settore. Il suo team lavora alla creazione di risorse online e strumenti didattici per aumentare le conoscenze scientifiche di consulenti, tecnici, giornalisti, funzionari pubblici e agricoltori, aiutandoli a valutare la credibilità delle fonti e a comunicare in modo trasparente.

Le proposte includono moduli formativi su fact‑checking, lettura critica dei dati scientifici, gestione delle crisi in comunicazione e uso responsabile dei social media, oltre a campagne di sensibilizzazione per rendere più visibile la buona scienza agronomica nei feed digitali. Parallelamente, Chowdhury promuove approcci partecipativi in cui le comunità rurali contribuiscono attivamente alla co‑produzione di contenuti affidabili, rafforzando così il legame di fiducia tra ricerca, consulenza e agricoltori.

In questa logica, il contrasto alla disinformazione non passa solo dalla correzione delle fake news, ma dalla costruzione di ecosistemi di comunicazione in cui conoscenze scientifiche, saperi locali e narrazioni quotidiane trovano un equilibrio dinamico.

 

Perché gli studi di Chowdhury sono strategici per il futuro dell’agricoltura?

Il lavoro di Ataharul Chowdhury mostra che la transizione verso sistemi agroalimentari più sostenibili dipende anche dalla qualità dell’informazione che circola tra agricoltori, tecnici, cittadini e decisori politici. In un’epoca in cui l’adozione di pratiche rigenerative, l’adattamento al clima mutato e la sicurezza alimentare sono al centro delle agende globali, le fake news possono diventare un serio ostacolo, ritardando l’innovazione o spingendo verso scelte drastiche non supportate da dati.
A chi opera nella comunicazione del settore agricolo – dai consulenti alle organizzazioni di produttori, fino ai media specializzati – gli studi di Chowdhury offrono strumenti concettuali e operativi per progettare strategie di informazione credibili e resilienti alla disinformazione, i cui effetti benefici possono essere evidenti nel proteggere la reputazione del settore, il reddito degli agricoltori, la salute dei consumatori e la qualità dei territori rurali.

In sintesi

  1. Come si possono classificare le fake news che circolano ne settore agroalimentare?

    Ataharul Chowdhury, associate professor dell’Università di Guelph (Canada), le classifica in informazioni false diffuse senza secondi fini (misinformazione), contenuti falsi diffusi deliberatamente (disinformazione) e messaggi veritieri usati per danneggiare persone o istituzioni (malinformazione).

  2. Su chi hanno effetti deleteri le fake news riguardanti il settore agroalimentare?

    Sui consumatori, che faticano a prendere decisioni di consumo consapevoli; sugli agricoltori, che possono risultare vittime di disequilibri di mercato provocati dalle fake news; sui decisori, che possono stabilire policy inefficaci o dannose perché basate su dati errati anziché sulle evidenze scientifiche.

  3. Come contrastare la cattiva informazione nell’agri-food?

    Attraverso la formazione di professionisti del settore. Il team di Ataharul Chowdhury, per esempio, lavora alla creazione di risorse online e strumenti didattici per aumentare le conoscenze scientifiche di consulenti, tecnici, giornalisti, funzionari pubblici e agricoltori, aiutandoli a valutare la credibilità delle fonti e a comunicare in modo trasparente.

  4. Perché è importante sviluppare strategie di informazione credibili e resilienti alla disinformazione nel settore agroalimentare?

    Per proteggere la reputazione del settore, il reddito degli agricoltori, la salute dei consumatori e la qualità dei territori rurali.

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