Le cocciniglie della vite sono parassiti pericolosi che possono danneggiare le coltivazioni. In questo articolo, esploriamo i trattamenti fitosanitari e le soluzioni per proteggerle.
I trattamenti fitosanitari sono una soluzione al problema delle cocciniglie in vigneto? Sì, ma possono non essere sufficienti. Una difesa efficace passa prima di tutto dalla conoscenza di questi nemici e del loro comportamento biologico
A dispetto del loro nome, che suona quasi come un vezzeggiativo o risulta vagamente somigliante al termine “coccinelle”, le cocciniglie (in lingua anglosassone “scale”) sono insetti temuti in agricoltura, in grado di generare danni ingenti.
Da alcuni anni le cocciniglie sotto la lente di ingrandimento da parte di chi si occupa di difesa delle piante coltivate, a causa della loro crescente diffusione. Alla base di questa evidenza vi è principalmente il cambiamento climatico. In particolare, gli inverni miti che sempre più frequentemente il nostro Paese sperimenta favoriscono la sopravvivenza delle forme svernanti di questi insetti. Come conseguenza, in primavera – alla ripresa vegetativa delle piante arboree o all’avvio del ciclo colturale di quelle erbacee – le popolazioni di cocciniglie presenti in campo saranno già consistenti.
Le cocciniglie dannose per le colture agrarie appartengono principalmente alle famiglie Coccidi, Pseudococcidi, Margarodidi e Diaspididi dell’ordine dei Rincoti (o Emitteri).
Si tratta di specie fitofaghe, caratterizzate da dimorfismo sessuale, per effetto del quale nell’insetto adulto solo il maschio è alato e mobile, mentre la femmina è attera e immobile. Questa, una volta insediatasi sulla vegetazione, si ricopre di materiali di vario tipo (seta, cera, lacca). Mobili sono anche le neanidi di questi insetti, ovvero le forme giovanili, che tendono a spostarsi da una parte all’altra della pianta in cerca del miglior punto di insediamento, per poi trasformarsi in adulti.
I danni provocati dalle cocciniglie sono sia diretti che indiretti.
Il principale danno diretto è costituito dalla sottrazione di linfa legata all’attività trofica del parassita, che porta a un generale indebolimento della pianta. Inoltre, sul materiale di scarto escreto da questi insetti, denominato melata e molto ricco di zuccheri, proliferano funghi che danno luogo allo sviluppo di fumaggini, patine nere e fuligginose che possono ricoprire sia la vegetazione, riducendo l’efficienza della fotosintesi, sia i frutti, con conseguente loro deprezzamento. La melata è inoltre molto appetita dalle formiche, che fungono pertanto da indicatori della presenza di cocciniglie in campo e sono quindi utili ai fini del monitoraggio.
Ma i danni indiretti sono spesso più gravi e tra questi vi è la trasmissione di virus. Come noto, le malattie virali sono particolarmente temibili in agricoltura perché non curabili. Risulta quindi fondamentale prevenirne la diffusione.
Vuoi conoscere dettagli curiosi sul legame tra cocciniglie e formiche? Ascolta la puntata del nostro podcast Fatti di terra dedicata alle cocciniglie della vite
Numerose colture sono ospiti di differenti specie di cocciniglie. Tra queste anche molte piante ornamentali, motivo per il quale di cocciniglie e dei rimedi per combatterle si parla abbastanza frequentemente anche sulla stampa generalista (qui un esempio) e nei media di giardinaggio, anche se talora in modo un po’ semplicistico.
Curiosamente in questi contesti si argomenta spesso di “cocciniglia”, al singolare, come se a preoccuparci fosse una sola specie. Magari! Se così fosse, la protezione delle colture agrarie dalle cocciniglie sarebbe più semplice.
Invece sappiamo essere molte le specie di cocciniglie potenzialmente nocive in agricoltura, su colture come gli agrumi (Cocciniglia rossa forte, Aonidiella aurantii), l’olivo (cocciniglia mezzo grando di pepe, Saissetia oleae, e il cotonello, Euphyllura olivina) le colture frutticole (su melo è diffusa la cocciniglia di S. Josè, Comstockaspis perniciosa), le orticole (dove è frequente la presenza di cocciniglia farinosa, Planococcus ficus) e infine la vite.
La vite è una delle colture più colpite dalle cocciniglie. In passato questi insetti rappresentavano una preoccupazione soprattutto in viticoltura da tavola, ma ormai anche in viticoltura da vino esse sono considerate una avversità degna di nota. Oltre al già citato cambiamento climatico, a favorirne la diffusione sono talora le pratiche colturali: ad esempio una gestione non adeguata della chioma e della vigoria, che crea un microclima umido nella vegetazione, favorisce la diffusione di cocciniglie in vigneto.
Le specie più frequentemente associate alla vite sono Parthenolecanium corni, Planococcus ficus, Planococcus citri, Pulvinaria vitis, Targionia vitis, Heliococcus bohemicus, Neopulvinaria innumerabilis, Pseudococcus longispinus e Pseudococcus viburni (PSECOB). Da qualche anno è comparsa nel Nord Italia una cocciniglia originaria dell’Asia Centrale, Pseudococcus comstocki.
I danni arrecati sono quelli già descritti nel paragrafo precedente. Tra questi particolarmente temuta è la trasmissione di virus come l’accartocciamento fogliare e il legno riccio.
Come ribadito anche da Enrico Marchesini (Agrea) nella già citata puntata di Fatti di terra, la protezione del vigneto da questi insetti necessita più che mi di una integrazione fra diverse tecniche di difesa. Occorre inoltre mettere in atto un monitoraggio attento, per stabilire la presenza di cocciniglie, di quali specie e la loro diffusione, intervenendo coi trattamenti solo al raggiungimento di specifiche soglie. Il monitoraggio deve anche tenere conto del fatto che spesso le infestazioni, nel loro stadio iniziale, si presentano in vigneto con una distribuzione a “macchia di leopardo”.
I trattamenti insetticidi restano basilari, ma la progressiva riduzione delle sostanze attive efficaci sulle cocciniglie – a causa della eliminazione da parte della Ue di quelle più impattanti sull’ambiente e sulla salute dell’uomo – e le modalità di applicazione piuttosto stringenti di quelle rimanenti – soprattutto in termini di timing – rendono la lotta insetticida talora non sufficiente, da sola, a garantire una adeguata copertura.
Indispensabile quindi prendere in considerazione anche altre tecniche, come il lancio di insetti utili e la confusione sessuale.
Esiste la possibilità di distribuire in vigneto insetti parassitoidi (Anagyrus vladimiri) o predatori (Cryptolaemus montrouzieri) di diverse specie di cocciniglie.
Ma vale anche la pena di ricordare che in un vigneto caratterizzato da adeguata biodiversità numerosi insetti utili in grado di controllare le cocciniglie sono già naturalmente presenti e possono quindi utilmente contenere le popolazioni di questi parassiti.
Anche la confusione sessuale, tecnica efficace nel controllare alcune specie di cocciniglie – come P. ficus in vite e Aonidiella aurantii su agrumi – si ispira alla natura, perché punta a far diminuire le popolazioni di insetto parassita ostacolando gli accoppiamenti. Il maschio, “confuso” da sostanze di sintesi analoghe ai feromoni femminili della sua specie diffuse nell’ambiente fino a elevata saturazione, non riesce a individuare la scia di feromoni emessi dalle femmine e pertanto non si accoppia. Ma a oggi solo per poche specie di cocciniglie è possibile utilizzare questa forma di biocontrollo.
Ci auguriamo che quanto sin qui argomentato sia stato di aiuto nell’intuire la complessità dell’argomento.Ora è più chiaro il motivo per cui parlare genericamente di “cocciniglia” è riduttivo?
Quante cocciniglie dannose sono state classificate nel mondo? Se vuoi saperne di più, consulta questa pubblicazione
Si tratta di un’indagine compiuta a livello mondiale da un gruppo di ricercatori nel 2022 (citata anche dalla Fao), secondo la quale le specie di cocciniglie classificate nel mondo come dannose per le piante coltivate sarebbero quasi 650!
L’argomento ti stuzzica e vuoi saperne di più? Consulta i materiali scientifici messi a disposizione dall’AWRI
Fact sheet, riferimenti bibliografici, gallerie fotografiche per il riconoscimento… ce n’è davvero per tutti i gusti. L’Australian Wine Grape Research Institute in questi documenti si concentra soprattutto sulle specie più diffuse nelle regioni viticole australiane, ovvero Parthenolecanium persicae e Parthenolecanium pruinosum.
Buona lettura!
Le nostre soluzioni integrate per l’agricoltura sostenibile.
*Campi obbligatori
Usare i prodotti fitosanitari con precauzione. Prima dell’uso leggere sempre l’etichetta e le informazioni sul prodotto.